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| | Mie poesie | |
| | Autore | Messaggio |
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Tommyknocker
Messaggi : 392 Data d'iscrizione : 28.08.10 Età : 32
| Titolo: Mie poesie Dom Ago 29, 2010 7:40 pm | |
| Visto che ho chiesto la sezione, ora contribuisco XD Posterò qui un po' delle mie poesie quando mi viene da metterle, sono praticamente tutte vecchie (ultimamente non mi viene da scriverne...)
Questa prima che sto postando è senza titolo e, cosa molto rara per le mie poesie, è in rima.
//
Ammazzi i miei sogni con sguardo glaciale, neanche te ne accorgi di quanto fai male e non per diletto o perché ti piaccia; infinito è il freddo che è fra le tue braccia, il freddo di chi non conosce abbandono, di chi non sa scendere dal proprio trono.
Sei schema lineare, sei fredda e perfetta, ma come una statua abbozzata in fretta, non c'è in te conforto né complessità; sei come un lavoro lasciato a metà, con i lineamenti scolpiti nel ghiaccio ma non conosci il calore di un abbraccio.
Per questo tu sei un insensibile oggetto che non sa scaldarmi né il cuore né il letto. | |
| | | Angelo Decaduto Admin
Messaggi : 597 Data d'iscrizione : 28.08.10 Età : 30 Località : Viareggio
| Titolo: Re: Mie poesie Dom Ago 29, 2010 8:24 pm | |
| mi piace! Di solito le poesie in rima non mi piacciono per niente, mentre questa... wow! Complimenti!!! | |
| | | Tommyknocker
Messaggi : 392 Data d'iscrizione : 28.08.10 Età : 32
| Titolo: Re: Mie poesie Sab Set 04, 2010 12:39 am | |
| Ne posto un'altra...anche questa senza titolo //Io sempre sogno il tuo sudore, che impregna ora i ricordi, le lenzuola, la mia vita,… immondo liquido che, intossicante, si insinua erratico sotto alle mie nocche, ed io, pieno di scorno, mordendomi le mani ti guardo, eppur tu ridi, sarcastico demonio. Io sempre sogno il tuo fetore, emanazione fetida che insinua in me il dolore di una perdita superflua, eppure così necessaria che ne potrei morir come d’inedia, senza l’essenza tua e delle tue mani sul mio corpo, sul mio amore; e allora, tu, mio amore giustiziere sarai di me nutrimento e carnefice sarai di me veleno, la mia droga, e amara sarà anche la tua saliva nel bacio che, ingannandomi, mi porgi vedrò una fossa nera come pece e la tua mano tesa che conduce | |
| | | Tommyknocker
Messaggi : 392 Data d'iscrizione : 28.08.10 Età : 32
| Titolo: Re: Mie poesie Sab Set 04, 2010 9:29 am | |
| Ne posto un po' sul tema della transizione... Notare che alcune, soprattutto l'ultima, sono state scritte prima che altra gente sapesse della mia situazione...
Crisalide Io sono una crisalide di carne androgino bozzolo il baco difettoso nella nidiata Sospeso nella vostra vuota morale da un filo di improbabilità rido, e mi contorco per sfuggire all'annientamento Voi che scagliate pietre per colpire la mia scorza illusi, state solo aprendo il varco per la mia libertà A un battito d'ali di distanza c'è la speranza per cui la mia anima muore e risorge per, forse, non tornare
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Scorra il sangue
Dalle loro bocche piene di menzogna, Scorra il sangue! Dalle loro facce che mostrano vergogna, Scorra il sangue! Dalle loro menti che si credono illuminate Scorra il sangue! Dalle loro mani che fabbricano cazzate Scorra il sangue! Dal ventre di lei che non avrebbe dovuto mai partorirmi Scorra il sangue! Dalla sua lingua che insiste nel ferirmi Scorra il sangue! Per il loro finto affetto che intende schiacciarmi Scorra il sangue! Per il loro volere che intende solo cambiarmi Scorra il sangue! Per tutti coloro che di sopprimermi hanno cercato Scorra il sangue! In onore di tutti quelli che davvero mi hanno aiutato Scorra il sangue! E infine, sul loro nome che non intendo più portare Scorra il sangue, sia fatto il mio volere:
su tutti loro, mai più tra le mie gambe, Scorra il sangue!!!
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SANGUE
Scorre il sangue Tra le mie gambe, da una ferita insanabile dal tempo
scorre il fluido, ininterrotto, e io lo guardo impotente, orripilato mentre il suo scorrere lento e inesorabile macchia, scurisce i miei vestiti indelebile prova di un errore irreversibile
io tappo il sangue ma è solo una diga una fragile barriera impregnata di quel difetto mentre quella ferita brucia, aperta, mutilata
sventrato il sangue scorre e io non lo fermo il lago si spande mi sento morente ma so che sopravvivrò anche questa volta i miei polsi sono intatti le mie braccia sono lisce e il pelo folto non vi è traccia di cicatrici ma tra le mie gambe quello squarcio continua a sanguinare senza mai cicatrizzarsi e sparire
se mi ferisco una mano non sanguinerà tanto come quell’innaturale taglio aperto dentro di me, per errore dal coltello di una divinità distratta
le gambe robuste, e i peli scuri nulla hanno a che vedere con quel rosso che le solca, linee scure che scendono come l’inchiostro
di notte i miei organi urlano il loro patire dentro di me quel germoglio vuole uscire squarciare il guscio del suo seme ma è ancora debole, non basta e il sangue scuro lo affoga, lo avvelena
è la maledizione di ogni luna calante che il mio corpo di mannaro patisce, senza poter uscire, il lupo guaisce e ulula inascoltato lacerando con i suoi artigli le mie interiora non curandosi del sangue che, avvelenato dalla sua ira, tenta di soffocarci in questa prigione inespugnabile
il suo grido risuona nelle mie arterie e vibra nelle mie costole, nelle mie vertebre privo di sfogo il lupo si autodistrugge e si rimargina mentre la sua rabbia scorre da quella ferita che lo tormenta, l’unica che non riesce a guarire, l’unica che non lo rende fiero
rinchiuso dentro alle mie viscere il lupo ringhia più cupo ogni volta assopendosi quando la luna sparisce, preparandosi a tornare di nuovo alla carica, più infuriato di prima quando la luna ricomincerà a morire.
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Madre
Madre, La paura che provi È solamente il frutto di un ignoranza.
Silenzio. Tutto tace su di me E sulla mia specie; Non c’è luce su di noi Né sul nostro modo di essere, Né sulla nostra sofferenza, O sulle nostre sconfitte e vittorie.
Io temo il pregiudizio Ma temo molto di più L’idea di vivere una bugia eterna.
Madre, se tu mi rinneghi non perdi una figlia perché non l’hai mai avuta
la mia non è follia di un momento, perversione mentale, o voglia di essere diverso
dovrei preoccuparmi di più forse del mio masochismo, del mio feticismo, del mio tendere a un amore sregolato
ma queste fasce che anche se stringono e fanno male sono necessarie per poter sentire il mio vero nome dalla bocca degli altri
il tuo dio non è infallibile; ne ha lasciato prova concreta sul mio corpo.
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RIFIUTO
Ho imparato ad accettarmi come equazione mal riuscita come disforico in situazione di stallo.
Ho imparato a convivere con il mio egoismo, a volte necessario, perché il mondo non regala mai niente.
Ho imparato a nascondere e reprimere la parte di me che gode nella sofferenza, mia e altrui, lo psicopatico latente in me.
E allora, Perché mi sento così confinato? Perché gli altri non possono capire?
Una persona non è fatta solo di pregi e belle cose, anche i difetti sono necessari, talvolta, anche se sgradevoli.
Un mostro può amare se stesso, in tutte le sue scaglie e nei suoi artigli. Perché gli altri non possono imparare a farlo?
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LA COLPA
Atto di Dolore. Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi, molto più perché ho offeso te, infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa. Propongo col tuo santo aiuto di non offenderti mai più e fuggire le occasioni prossime di peccato. Signore, misericordia, perdonami. Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli, che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni, per mia e colpa, mia colpa, mia grandissima colpa. E supplico la bea sempre vergine Maria, gli Angeli, i Santi e voi, fratelli, pregare per me il Signore Dio nostro. AMEN!
Almeno cinque anni dall’ultima volta Il tempo che ora segna una grande svolta; La rivolta dell’adolescenza, Sangue, sesso, rock and roll, è tempo d’indecenza Dell’infanzia è tempo di devastazione Il mio corpo grida in piena evoluzione.
Sono cinque anni, Tempo di gran danni, per l’anima che era tersa, ora l’innocenza è persa; Ma cinque anni dopo eccomi ritornare Acqua santa e inchino di fronte all’altare.
Padre è tempo ormai, mi devo confessare, Si sieda pure comodo e stia ad ascoltare, Quello che dirò la potrebbe preoccupare, La coscienza sporca è tempo di lavare.
Padre chiedo venia, Padre chiedo venia, Padre chiedo venia perché ho peccato, Non sai quante cose che io ho sbagliato, Ho deluso tutti e ho fatto gran bufera, Padre hai qui di fronte una pecora nera.
Forse incominciò da quel giorno che Presi a farmi domande sulla vita e Io mi resi conto che la sua spiegazione Non mi soddisfava, no, non la religione; Rinnego la fede, rinnego il mio credo Tolgo i paraocchi e finalmente vedo
Questa vita è costruita sull’ipocrisia; Padre forse ora dico un eresia Ma non insegnò Gesù la tolleranza? Questa cosa me la chiedo dall’infanzia, Perché quelli che scoprono di esser differenti Devon soffrir disprezzo e sadici commenti.
Padre, la ragazza laggiù in fondo alla strada, Osteggia con narcisimo il suo set di Prada. Vanità non era forse un peccato? Però forse il prezzo l’avrà già pagato, Poiché per conformarsi a canoni prestabiliti Si vedono le ossa sotto a quei vestiti.
Padre, vedi quel ragazzo sul letto di morte? Quando chiese aiuto i suoi gli chiusero le porte. Dopo aver trovato sotto al letto le dosi Nessuno lo viene a trovare in questi pomeriggi afosi; La sua madre ora prega “Santissima Maria, Prendi quel disgraziato, e portatelo via!”
Padre, vedi quella vittima sgozzata? È morta ormai da un giorno, moglie maltrattata. Tutti quanti sanno quello che è accaduto, Si, tutti lo sanno però ognuno sta muto; Tra moglie e marito non ci si intromette Anche se a quest’ultimo dovrebbero metter manette.
Padre, vedi quella famiglia litigante? La ragazza ha dato alla luce un lattante. Il ragazzo disse “va bene lo teniamo” Prima di partire per il posto più lontano; Dice la sua madre “sei una disgraziata Devi vergognarti, te la sei cercata!”
Padre, ora passiamo però alle mie colpe, Sono gravi si, e forse sono molte Ma per qualche minuto possiamo parlare Ed io ora mi devo proprio confessare. Vediamo, partiamo dalla prima cosa Le risulterà forse molto vergognosa:
Mi accadde anni fa di fare un errore. Ho desiderato qualcuno, ma il mio amore, aveva labbra troppo rosse dal gusto del peccato, e fianchi sottili che non ho mai sfiorato, sui suoi occhi scintillanti come stelle mille ciglia ed il suo sorriso era una meraviglia.
Era un’amicizia e diventò un segreto, Il primo amore non si scorda anche se fu un divieto; E mentre ci si spingeva sempre più lontano, noi camminavamo tenendoci per mano. Poi un bel giorno la vergogna ebbe la meglio Addio amore mio, la prossima volta andrà meglio.
Fu forse così che la cosa ebbe inizio, Iniziò come gioco, poi divenne un vizio. E seppur sapendo che non è permesso, ogni tanto una sbirciata la do lo stesso. Che cosa patetica, che situazione quando i miei lo seppero, che discussione!
Passò circa un anno prima che successe; Ad un certo punto mi chiesi come potesse Essere così umiliante questo mio corpo, Strano dubbio che a quel punto era sorto. E così dal dubbio passai alla certezza, Merda, questa vita è proprio una schifezza!
Troppo tondi i fianchi e troppo pronunciati, Troppo prominenti quei seni oramai sbocciati, Cominciarono a darmi fastidio queste rotondità Che in genere sono invece segno di beltà. Troppo delicati i lineamenti del mio viso, Me ne resi conto quasi all’improvviso.
Così tagliai corti questi miei capelli, Sulle gambe non passai più i coltelli, Ma passai la lama sul mio viso gentile Sui cui la mia pelle si comincia ad irruvidire. Appiattii gli evidenti seni che mi son d’impaccio Con nastro da pacchi, ma pur così non mi piaccio.
Dio, è così difficile ottener ciò che si vuole? La vita non è facile e l’anima duole, Prima o poi una confessione ci sarà E molta gente che ora mi stima mi disprezzerà; Mi ripudieranno forse gli amici e i parenti E probabilmente molti miei conoscenti.
Padre, Padre dimmi che cos’ho sbagliato, Dimmi perché non posso più essere accettato! Porto la mia maschera, ogni giorno più pesante, Ma se mi rivelassi precipiterei all’istante. Si sa che tutti in superficie si dicono amichevoli Ma quando è il momento puntano il dito sui colpevoli.
Padre, dimmi, andrò forse all’inferno per questo? Ma per me è in inferno anche il modo in cui mi vesto Per non destar sospetto, nei vestiti di anni indietro, La trasformazione mia la faccio, si, ma in segreto. Padre, se devo vivere controllando ogni mia azione Questo non è vivere, è già una punizione!
Padre ormai ho deciso, vivo la mia vita adesso, Può darsi che l’inferno non arrivi lo stesso, In ogni caso io ho solo una certezza: La vita è solo una, e voglio viverla in pienezza Di ogni amore, parola, sicurezza e meraviglia Esco dalla chiesa, esorcizzate la maniglia. | |
| | | Angelo Decaduto Admin
Messaggi : 597 Data d'iscrizione : 28.08.10 Età : 30 Località : Viareggio
| | | | Alex88
Messaggi : 91 Data d'iscrizione : 31.08.10 Località : Roma
| Titolo: Re: Mie poesie Mar Set 07, 2010 12:07 pm | |
| Ti giuro: sono bellissime!!! Alcune mi sono piaciute in modo particolare,quelle un pò, come dire...dove si sente tanto l'influenza di Baudelaire. L'ultima è spettacolare, punto. Mi piace perchè è scandita da una metrica ben precisa, potrebbe essere cantata tranquillamente per quanto è ritmata bene...poi le parole fanno il resto. L'uso dei vocaboli è ricercato e questo le valorizza non poco. Bravo veramente, c'è tanta poesia sciatta in giro...queste sono le cose che dovrebbero emergere | |
| | | Tommyknocker
Messaggi : 392 Data d'iscrizione : 28.08.10 Età : 32
| Titolo: Re: Mie poesie Mar Set 07, 2010 1:05 pm | |
| Grazie Si in alcune l'influenza si vede ne ho una che è proprio dedicata ad una delle sue poesie, la posto ora: Post Mortem “…Nell'alloggio degli schiavi, Jay e Tran sbocciarono come le enormi infiorescenze dal puzzo di carogna che crescono nella giungla. I loro addomi dilaniati si gonfiarono e scoppiarono come petali rosso-neri, un tripudio di decomposizione…”
(Poppy Z. Brite – Cadavere Squisito)
“…e il cielo contemplava la carcassa gloriosa schiudersi come un fiore….”
(Charles Baudelaire –da Spleen e Ideale - Una Carogna)La morte non perdona chi nel vivo ha già ingannato sé stessi, e tutti loro con un fascino impegnato, che è già appeso a un orologio che ticchetta, indisturbato e quel sonno, buio eterno, no, non ci deluderà; poiché tutti, vivi e sani, vi cadranno, questi umani che si arrogano il diritto di esser buoni in un mondo di ineguali, come diamanti tra il guano ma seppure, silenzioso, in quel santuario di bellezza dove già quella tremenda, marcescente fioritura cova, celata nell’ombra di quell’immacolatura e quei mostri di altruismo, e di buoni sentimenti già l’aspettano tremando, con un battere di denti loro sanno, e hanno paura, della morte che rivela ogni volto più nascosto, ogni baco di ogni mela cari amici non temete, né la polvere né il fuoco, non ci toccheranno più religioni o adorazioni, poiché noi saremo tutti, innocenti e peccatori senza croci o distinzioni, senza fiori o sacre unzioni mentre palpita la terra, alle tremende pulsazioni di quei vermi che già aspettano il banchetto del destino già segnato, di quel ventre che, gonfiato, nella vita, dall’orgoglio lo è pur ora, ma il gorgoglio che si sente, svela il gas che, marcescente, fetilente esalazione ci farà, infine, scoppiare come fossimo soffioni e ammantare di liquami, e di quelle salse immonde che ci sgorgano dai pori, come fiumi ribollenti e quella putrefazione, tra chi pecca e chi ha pietà, non farà più distinzione, distribuendo a tutti quanti la sua equa quantità di sfacelo e distruzione, per l’immensa eternità. | |
| | | Alex88
Messaggi : 91 Data d'iscrizione : 31.08.10 Località : Roma
| Titolo: Re: Mie poesie Mar Set 07, 2010 8:44 pm | |
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| | | Tommyknocker
Messaggi : 392 Data d'iscrizione : 28.08.10 Età : 32
| Titolo: Re: Mie poesie Ven Set 10, 2010 10:38 pm | |
| Ne posto qualche altra...
Questa è palesemente ispirata a Baudelaire:
FIORE INSANO
Se tu credi di capirmi, sei in abbaglio.
Sono come quel silenzio evanescente che un segreto custodisce nel suo petto,
vittima di un calcolo sbagliato, nella stima delle probabilità, io fiorisco, abbandonato dal destino.
Guardami: la pioggia acida che mi consuma, è il mio nutrimento,
è la tossina che mi invade, ed entra dentro, la dolce corruzione dei miei sensi.
È la follia che parla alla mia mente, o forse io sono veramente un fiore insano?
L'ANIMO DANNATO.
In quel lungo cammino che ci porta da un ventre caldo fino ad una tomba incontrereste un giorno un uomo strano dall’animo e dall’indole malata febbricitante come di terzana ma un sorridente ghigno macilento gli sfocia sulle labbra al suo passare custode di un segreto, scuro e infetto e che come un tumore lo divora non troverai in lui fonte di chiarezza ottenebrato da quel dubbio eterno che come un tarlo dentro al suo cervello non gli concede tregua né riposo;
è come un chiodo fisso, un’ossessione un dubbio che ora l’agita infierendo come la pioggia su un mare in tempesta e il vento non allevia il suo furore spazzando via da dentro ogni certezza dell’animo suo, fragile e maliardo, un sadico e bugiardo ingannatore che svolge così bene il suo mestiere che non saprà nemmeno lui discerner tra mera verità e aspra menzogna
nel suo cammino non può dar fiducia ai sensi suoi attenuati a dismisura confusi e subissati a tale punto, dalla ragione cieca e più contorta, che non vedrebbero la differenza tra un vero amore e una lussuria a oltranza confondono i suoi occhi così grandi di cucciolo ferito e abbindolato che con un fremito d’adorazione difendersi non sa più dalle ingiurie e allora vi si crogiola indolente rispondendo con le carezze ai calci e, cieco ad ogni morso e a ogni veleno si nutrirà di polvere e di lacrime; e questo ora potrà sembrare folle, talmente appare ai logici insensato ma non bisogna mai dimenticare l’animo umano è stato ed è da sempre inutile e imperfetto per natura, ricerca inconsciamente il suo declino come una penitenza predisposta in previsione di ogni suo peccato.
Poiché nell’uomo non si può negare la spiritualità come un istinto, perfino l’ateo cerca il pentimento in un dolore all’apparenza assurdo, nella dissoluzione immotivata, nell’immoralità e depravazione, non c’è poi una grande differenza tra la loro o una santa vessazione, il fine ultimo è sempre l’indulgenza plenaria per pagare un’ascensione ad uno stato nobile ed eccelso, strada illusoria per la perfezione.
E seppure non sempre lo confessi, sebbene a volte per questo si odi, per quante volte ancora lo rinneghi, la sua ricerca è volta ad un perdono, che per quanto si sappia inesistente, non si riesce a cessare di sperare; vedete, al mondo non c’è nulla di più semplice che per il dannato amare il suo carnefice.
IL SACRIFICIO INIQUO
La carovana degli stolti marcia incessante, lungo la storia dell’uomo, e noi siamo con loro, forse al di sopra, qualche gradino, ma come loro, ci trasciniamo vedendo a stento ciò che ci opprime.
Soggiogati noi stiamo dalle nostre paure, dal peso delle colpe che incombe, come una spada, sulle nostre teste; camminiamo a stento, tra rovi e fanfare tra intralci di sciocchezze e i fiumi dell’egoismo altrui.
Devi marciare, fino alla morte, al passo degli altri, e quando inciampi, è come morire; tra scherno e derisione, vieni precipitato lungo l’abisso dell’indolenza dove gli abusi e le colpe si sommano alla rinfusa assegnate a caso tra i presenti, e l’ingratitudine è peccato capitale.
Potresti impazzire, se apri gli occhi marciando tra i folli, non è saggio essere sano poiché riconoscendo in te stranezza insinueranno in te a forza la bestia che nasce cresce e nutre di dolore rannicchiata negli anfratti dell’animo.
E a un tratto pensi che stai andando a pezzi ma no, tranquillo, è soltanto il rumore che fa il veleno, che, una volta entrato, si annida a fondo nelle tue interiora e ti consuma dalle fondamenta, per arrivare a fonderti il cervello.
Noi siamo marci, ma è colpa del mondo che ci spinge i suoi parassiti contro siamo relitti anfrattati nel fondo di questa società di falsi amici l’ipocrisia è il nuovo stile di vita, il tradimento è ormai una tradizione.
Così tu pensi di essere sbagliato, coccio di vetro in mezzo a dei diamanti; così, tentando di esser come gli altri, ci costruiamo la nostra condanna, la punizione per aver scoperto l’atroce verità dietro allo schermo.
E’ questo il trucco, questa la loro arma, è spingerci a farci male per loro, a soffrire per chi non merita nulla, per chi non ci dà mai nulla, nulla se non dolore, sarebbe proprio il dolore ciò che si meritano; ma non il nostro, eppure noi glielo diamo, consapevolmente, sappiamo che non ne vale la pena, ma immancabilmente continueremo a farlo, per convinzione, per autosuggestione, o per chissà quali altri motivi…
Ah, ma non lo vedete? Ci stiamo rompendo, amici, per colpa loro ci stiamo rompendo e marciamo dentro…come loro. | |
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